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La telenovelas infinita del processo a chi contestò Salvini nel maggio 2015 a Viareggio.

E’ ripresa l’ennesima puntata della telenovelas del processo a due compagni che, nel maggio 2015, contestarono Salvini a Viareggio. Nell’udienza del 16 marzo, a Lucca, sono stati sentiti quattro testimoni della difesa. Le accuse su reati pretestuosi dovrebbero cadere secondo gli avvocati. Ricordiamo che il processo per venotto persone si era concluso per una assoluzione per tutti ma che qualcuno in procura su pressioni leghiste decise di riaprire le indagini.

Solidarietà ai due imputati oltre che a noi del Labortatorio contro la repressione “Sacko” è stata espressa anche da Cantiere Sociale Versiliese, Non una di Meno Viareggio, Repubblica Viareggina, Potere al Popolo, COBAS, Collettivo “Dada Boom”, Dada Viruz, Brigata Mutuo Sociale per l’Abitare e AS.I.A. USBe Partito Comunista.

La prossima udienza è fissata per il 20 aprile.

Solidali con chi è stato denunciato per aver difeso i tigli a Pietrasanta.

Come Laboratorio contro la repressione “Sacko” diciamo no alle denunce per chi ha difeso i tigli in piazza Statuto a Pietrasanta. Invitiamo ad organizzarsi contro ogni forma di repressione e criminalizzazione e invitiamo a costruire solidarietà con chi lotta. Per questo abbiamo appeso manifesti in tutto il comune.

Educare contro la repressione non facendosi intimorire e costruendo lotta e solidarietà.

Pur non scomodando il concetto di dittatura sanitaria, dato che l’unica vera dittatura è quella del capitale, è innegabile che la pandemia di covid 19 è stata utilizzata dal potere per restringere le libertà e sperimentare nuove forme di controllo e repressione.

Le classi dominanti tentano come sempre di scaricare i costi della crisi economica sulle fasce più deboli. Chi diceva frasi come: “Ne usciremo migliori” o “Andrà tutto bene.” ha contribuito solo a diffondere illusioni. Il profitto continua a valere più delle nostre vite, come provano la vergognosa sentenza sulla strage di Viareggio e il disastro della funivia Stresa – Mottarone. Per questo sistema le persone e la natura sono solo merce su cui guadagnare. La crisi climatica ed ecologica che attraversa il pianeta è in buona parte figlia di questo sistema di produzione capitalistico. Il merito dei movimenti ecologisti in primis Fridays For Future è stato quello di denunciare e portare alla luce questo dramma. Tuttavia, le classi dominanti al di là di riempirsi la bocca con parole fumose come “Green economy” o “transizione ecologica” hanno proseguito con i loro progetti di devastazione e saccheggio che si tratti di grandi opere vedi TAV o piccole opere vedi Piazza Statuto a Pietrasanta o Asse di Penetrazione a Viareggio. Se naturalmente ti opponi a questo incappi nella repressione e nella criminalizzazione che vanno di pari passo, come ci dimostrano le centinaia e centinaia di denunce contro il Movimento No TAV. Denunce, tuttavia, che non hanno fiaccato la capacità di un movimento che non si è fatto dividere in buoni e cattivi come vorrebbero gli apparati repressivi dello stato. Le 23 denunce di Pietrasanta specie dei minorenni, costretti ad affrontare la doppia repressione “stato – famiglia” e le precedenti esternazioni di alcuni poliziotti in piazza: “Fate pulizia al vostro interno.” mirano a distruggere il dissenso e la critica fregandosene anche dei diritti sanciti dalla nostra costituzione conquistata dall’eroica resistenza partigiana.

Le migliori risposte alla repressione sono la solidarietà per non far sentire soli i denunciati, l’unità nel pluralismo e il proseguo della lotta. Occorre rovesciare la narrazione che vorrebbe far sentire in colpa chi è stato denunciato. Non si tratta di un’onta bensì di un merito. Occorre quindi sottolineare che legalità e giustizia non sono sinonimi come, appunto, la narrazione dominante cerca quotidianamente di veicolare. Non occorre scomodare Marx o Lenin basta prendere l’enciclopedia Treccani per leggere alla parola legalità: “L’essere conforme alla legge e a quanto è da questa prescritto.” e alla parola giustizia: “Virtù eminentemente sociale che consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui.” Non solo la legge alle volte è ingiusta ma per vivere fuori dalla legge occorre un profondo senso di onestà come cantava Bob Dylan “to live outside the law, you must be honest.» Non dobbiamo quindi cadere nella trappola legalitaria ma dobbiamo imparare a conoscere le leggi e non temerle. La lotta contro la repressione e la criminalizzazione è una lotta pedagogica che deve mirare a far conoscere quali sono i diritti di ogni cittadino. Inoltre, essere indagato, ed eventualmente imputato, non vuol dire assolutamente essere condannato. Come mostrano anni di lotta del movimento per la casa viareggino la maggioranza dei procedimenti penali si conclude con una assoluzione o con un niente di fatto a conferma che esiste un fumo persecutorio di chi denuncia ma nessun fuoco. Nemmeno a Pietrasanta siamo all’anno zero. Stagioni repressive sono già state affrontate e superate come quella che vide denunciati e poi assolti tutti quelli che protestarono contro l’inceneritore di Falascaia. Tuttavia, l’aumentare delle crisi economiche, ecologiche e sociali è destinata a far crescere le lotte e quindi conseguentemente a far aumentare la repressione che svolge sempre di più una funzione preventiva. In questo quadro leggiamo anche il ridicolo accanimento contro episodi risalenti a quaranta anni fa verso ex cittadini italiani oggi residenti in Francia. Quando la legge diviene vendetta appaiono chiare due cose: non solo che la giustizia latita ma che chi comanda ha paura.

Siamo, oggi, in questa piazza, per ribadire la nostra piena solidarietà ai denunciati e ad invitargli a non farsi intimorire. Per difendere le piante e la natura, così come il diritto all’abitare, alla sanità, al lavoro bisogna mettersi in gioco e non avere timore. Se i movimenti sapranno essere uniti respingeranno al mittente l’azione repressiva e si rafforzeranno.

Chi tocca uno tocca tutti!

Laboratorio contro la Repressione “Sacko”

Ancora repressione contro il movimento di lotta per la casa viareggino ma ancora solidarietà.

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C’è a chi piacerebbe intimorire la solidarietà di classe e la lotta sindacale con ridicoli processi ma non si fermano così le lotte. Ancora una volta la repressione si accanisce sul movimento di lotta per la casa viareggino. Nove compagni più l’inquilino di casa, ovvero dieci persone numero perfetto per far scattare le aggravanti, sono sotto processo solo per avere difeso il diritto all’abitare di una persona malata nel lontano 2013. Aver chiesto un rinvio dello sfratto in una normale trattativa sindacale è divenuto il pretesto per l’ennesima azione repressiva contro chi denuncia e lotta contro il dramma dell’emergenza abitativa. A tutte/i le/gli imputate/i va la nostra ferma solidarietà.

Laboratorio Contro la Repressione “Sacko”

Museo Popolare della Pineta

Mentre la repressione si accanisce su chi subisce la crisi, gli assassini della strage di Viareggio dopo undici anni non hanno fatto un giorno di carcere. Si chiama giustizia di classe.

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Alcune settimane fa, abbiamo appreso la notizia che, un muratore della Versilia è stato identificato e denunciato per aver lanciato una bottiglia incendiaria contro la sede INPS di Viareggio, dopo essere rimasto deluso per non avere ricevuto la cassa integrazione di maggio. Becca e bastonato. A prescindere dai reati previsti dal codice penale, per avere annerito un muro, a prescindere da giudizi politici e dalla coscienza stessa del soggetto che non conosciamo, appare evidente che questa persona appartiene alla classe degli sfruttati. Per questo motivo dopo l’assemblea contro la repressione, dello scorso 19 giugno, a cui hanno partecipato numerose realtà politiche, abbiamo deciso di esprimergli piena solidarietà. Si tratta di solidarietà di classe. È partendo, infatti, dall’analisi dello scontro tra le classi sociali, che si può comprendere quello che realmente accade nella società, compreso nella galassia giustizia.

Dopo undici anni e due condanne, in primo grado e in appello, gli assassini di trentadue persone morte carbonizzate nella strage ferroviaria del 29 giugno 2009 non hanno fatto un solo giorno di prigione e questo perché appartengono alla classe dominante quella dei padroni. Come sempre si usano due pesi e due misure a secondo della classe di appartenenza.

Laboratorio contro la Repressione “Sacko”

19 giugno in tanti all’assemblea contro la repressione del laboratorio contro la repressione “Sacko”

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Si è svolta lo scorso 19 giugno in occasione della Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero, promossa dal Laboratorio contro la Repressione “Sacko” e dal CSOA SARS  presso il Museo Popolare della pineta una importante e partecipata assemblea contro la repressione  cui hanno partecipato una quarantina di persone. Tanti gli interventi, che hanno vivacizzato un dibattito di cui le compagne e i compagni comunisti diversamente organizzati sentivano il bisogno. Riaffermata l’analisi di classe come metro di valutazione e la solidarietà di classe come strumento di intervento unitario. Sono intervenuti anche i legali che difendono i due compagni, ancora sotto processo per aver contestato il populista Matteo Salvini nel maggio 2015. Si è parlato, inoltre, di repressione che colpisce le lotte sociali e ambientali. Rilievo è stato dato al mondo carcerario e sulle condizioni dei detenuti, ricordando come 13 persone siano morte nelle rivolte all’inizio del covid e di come non sia stata fatta chiarezza su questi gravi episodi. La giornata ha proseguito  presso il centro sociale SARS con un aperitivo. Sono stati raccolti soldi per le spese legali per i compagni imputati nel processo per avere contestato Matteo Salvini ed è stato deciso di uscire con un comunicato nei prossimi giorni.

Repressione contro anarchici a Bologna e in altre città e criminalizzazione dei soggetti sociali da pare della stampa sedicente progressista.

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La repressione dello stato è tornata a colpire, in varie città di Italia. Nel mirino in particolar modo sono finiti alcuni anarchici specie a Bologna dove, sfruttando capi di imputazione fumosi e pretestuosi, la magistratura è ricorsa ad arresti, obblighi di dimora e di firma contro una decina di persone. Le colpe degli indagati sembrano quelle di avere solidarizzato con le proteste dei detenuti nelle carceri ed essersi opporsi alla devastazione ambientale, in quanto contrari all’istallazione di 5G. A Bologna c’è già stata, però, una prima risposta spontanea di alcuni compagni che hanno manifestato il loro disappunto per questa azione repressiva. Come Laboratorio Contro la Repressione Sacko esprimiamo a tutte/i le/i indagate/i la nostra solidarietà. Giudichiamo, inoltre, infamanti gli articoli della cosiddetta stampa liberale che emette sentenze ancor prima dello svolgimento dei processi. Un tentativo di criminalizzare le lotte che arriva a toccare un punto bassissimo in un articolo di Repubblica, il quale recita testuali parole: “Facevano gli anarchici ma due di loro prendevano il reddito di cittadinanza.” Emerge chiaramente, da questo sedicente giornale progressista, non solo un attacco verso una politica del dissenso ma, anche, un attacco ai soggetti sociali maggiormente in difficoltà in questa crisi come chi è costretto a prendere il reddito di cittadinanza.

Primo detenuto morto in carcere per covid 19 serve subito un provvedimento di indulto.

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“Purtroppo quello che temevamo si è verificato. A Bologna abbiamo il primo detenuto morto per covid 19. Si tratta di un uomo di 76 anni, in attesa di giudizio, finito in terapia intensiva. I compagni di cella sono stati messi in quarantena. Altri due detenuti del Sant’Orsola di Bologna sono risultati positivi al tampone. Positivi sono risultati anche in altri istituti di pena, almeno cinque sono a Pisa. Purtroppo nelle carceri italiane mancano le norme di sicurezza in primo luogo perché le celle sono super affollate, in secondo luogo perché non sono stati distribuiti in numero appropriato i dispositivi di sicurezza. Oggi, più che mai riteniamo che serva un provvedimento radicale che miri a ridurre il sovraffollamento dei penitenziari. Servono indulto e amnistia.  Anche se difficilmente potranno essere concessi visto la presenza, di un ministro tanto incapace quanto arrogante, come il ministro della giustizia Alfonso Bonafede.”

Laboratorio Contro la Repressione “Sacko”

La solidarietà del Laboratorio Contro la Repressione “Sacko” ai detenuti in lotta!

>>>ANSA/ PAURA DEL CONTAGIO E RESTRIZIONI PROVOCANO PROTESTA CARCERI

Le già pessime condizioni dei detenuti nelle prigioni italiane rischiano di aggravarsi con l’epidemia attualmente in corso nel paese. La decisione del governo di sospendere i colloqui tra i detenuti e i propri familiari, per l’emergenza covid 19 ha dato il via ad una serie di proteste nelle carceri italiane alcune sfociate in vere e proprie rivolte. Le prigioni di Salerno, Frosinone, Vercelli, Alessandria, Foggia e Bari hanno visto una giornata di lotta. Materassi bruciati, detenuti saliti sul tetto e molto altro. A Napoli i familiari e gli amici dei detenuti hanno protestato fuori dalle prigioni e sono dovuti intervenire le forze di polizia in assetto antisommossa. A Modena purtroppo sei detenuti hanno perso la vita in circostanze per niente chiare e sul quale pretendiamo sia fatta piena luce. La narrazione di morti di overdose da psicofarmaci durante una rivolta carceraria ci appare una bufala funzionale coprire delle responsbilità ben precise. Inoltre, sembra che altri detenuti siano finiti in terapia intensiva.

Costretti a stare ammassati in 6, o anche di più, per cella,con infermerie inadeguate e condizioni sanitarie precarie l’arrivo del covid 19 rischia di essere un bomba ad orologeria. Si deve evitare che questo virus entri nelle carceri. Non è però cancellando il diritto di colloquio dei detenuti con parenti e avvocati che si risolve la questione. Fuori da ogni carcere avrebbe dovuto essere montato un triage e purtroppo ci risulta che questo non sia ancora avvenuto ovunque. Il carcere di San Giorgio a Lucca ad esempio ne è ancora privo. Tuttavia per risolvere il problema alla radice crediamo serva un indulto e dato le gravi difficoltà in cui sono costretti a lavorare i tribunali pure una amnistia. Chiediamo a gran voce indulto e amnistia per svuotare le carceri sovraffollate e ridurre gli accessi ai tribunali. Pensiamo che sia assurdo, oltre che ingiusto, che persone anziane e molte malate siano costrette a stare in carcere e a maggior ragione con questa emergenza all’uscio. Molte persone, inoltre, stanno scontando pene per reati di nessuna pericolosità sociale. Indulto e amnistia sono quindi una necessità praticabile. Noi solidarizziamo con tutti i detenuti e le loro famiglie che in queste ore hanno manifestato.

Laboratorio contro la Repressione “Sacko”

Il Laboratorio Contro la Repressione “Sacko” chiede l’abrogazione dei decreti sicurezza e solidarizza con chi contestò Salvini a Viareggio.

Decreto Sicurezza

Il 22 febbraio, Matteo Salvini sarà nuovamente a Viareggio e molte realtà sociali e politiche hanno annunciato contestazioni. Come Laboratorio Contro la Repressione “Sacko” abbiamo appeso manifesti in città dove chiediamo l’abolizione dei decreti sicurezza ed esprimiamo piena solidarietà alle due persone nuovamente sotto processo nonostante che fossero state assolte in formula piena in un processo precedente per avere contestato, nel maggio 2015, Matteo Salvini.

La voglia di repressione dei leghisti non riesce ad impedire l’archiviazione per 25 compagni. 2 però verranno processati ma scatta la piena solidarietà.

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SICUREZZA BIS :

voglia di repressione dell’ex ministro Salvini.

VERSILIA: ancora azioni giudiziarie contro chi scende in piazza, contro chi protesta

E’ notizia di oggi che due nostri compagni sono stati rinviati a giudizio per il cosiddetto “Salvini bis”, a seguito di una nuova inchiesta orchestrata dal pm Mariotti per la contestazione al comizio viareggino di Salvini nel maggio 2015, dopo l’assoluzione , in formula piena, di 27 imputati del dicembre scorso nel primo processo per quei fatti.

La prima considerazione che ci viene da fare è che, per la seconda volta, il teorema messo in piedi dalla Procura di Lucca contro il movimento viareggino per la contestazione del maggio 2015, non regge e si sgretola da solo: erano infatti 27 le persone indagate nell’inchiesta bis e per 25 non si è potuto procedere per evidenti motivi giuridici, ovvero che non si può processare una persona due volte per lo stesso fatto (ne bis in idem)

Restano purtroppo in piedi evanescenti accuse contro due compagni che erano con noi quel giorno in piazza. Ci troviamo evidentemente di fronte ad un accanimento giudiziario e ad un tentativo di criminalizzazione del dissenso al quale è necessario opporsi. Ovviamente, esprimiamo ai due compagni rinviati a giudizio la nostra incondizionata solidarietà e vicinanza. Vogliamo ribadire che non verranno lasciati soli neanche questa volta: in piazza quel giorno eravamo diverse centinaia di persone, ed anche se tante e tanti di noi non sono in questo processo come imputati, saranno in aula a sostenere gli accusati e il diritto intangibile al dissenso. 

In conclusione, pare evidente a nostro avviso come la Procura di Lucca non sia stata del tutto immune dalle pressioni politiche esercitate dai leghisti locali e dall’ex ministro Salvini, il quale evidentemente non ha gradito la piena assoluzione degli imputati. I commenti dei leghisti pieni di insulti e minacce verso il giudice che ha emesso la sentenza parlano da soli. Al magistrato fu data persino la scorta, ma a quanto pare quelle singolari prese di posizione leghista hanno ottenuto un risultato. Questo non ci sorprende né tantomeno ci spaventa. Affronteremo questo ennesimo procedimento giudiziario a carico del movimento viareggino organizzando in forme sempre più estese reti di solidarietà e sostegno ai processati. Chi tocca uno tocca tutti!

Invitiamo tutt@ a partecipare e a sostenere il Comitato che si é impegnato su questo fronte per:

  • fare informazione

  • fare controinformazione

  • Solidarizzare tangibilmente con aiuti economici e legali i/le colpite.

Laboratorio Contro la Repressione “Sacko”